Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/44

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vanni Maria Visconti, A porre un freno a tanta baldanza egli spedì a Trezzo Ottone Mandelli con buona scorta di armati. Egli dopo alcuni scontri coi Guelfi, rimasto prigioniero col maggior numero de’ suoi, fu condutto a Trezzo, indi a Caprino, e sottoposto per il riscatto ad una taglia di 20,000 fiorini.

Mentre la duchessa viveva ritirata a Monza si tenne nel Castello di Trezzo un congresso (21 di giugno), i cui particolari ci sono ignoti, tra Pandolfo Malatesta e Giovanni da Vignate signore di Lodi. Pare però che tra le altre cose si pattuisse che Pandolfo dovesse recarsi a Monza dalla duchessa partigiana dei Guelfi. Infatti egli si mise alla testa di chi occupava quella città; ma, dichiarato nemico capitale del duca e senza posa perseguitato, fu costretto ad abbandonarla precipitosamente, cercando salvezza nel casolare d’un mugnajo. Di qui travestito in abiti vulgari, tornò per sentieri ascosi, con una sola gamba calzata e l’altra nuda, nel Castello di Trezzo, lasciando in Monza 300 uomini di cavalleria, i quali furono tutti presi. Così il Malatesta riprendeva le scorrerie ostili nel Milanese con Giovanni Vignate e li esuli guelfi; i quali, unitisi coi Guelfi delle valli di S. Martino ed Imagna, si recarono a Bonate inferiore, vi appiccarono il fuoco alle case dei Ghibellini, fecero prigionieri parecchi contadini, rubarono vari capi di bestiame, riponendo una parte della preda nel Castello di Trezzo, e l’altra nella valle di S. Martino.