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Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/84

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Una ducale del 14 di settembre diretta a Vercellino gli ingiungeva di ricevere nella fortezza nella quale già si trovava per riceverli monsignor Ascanio Sforza, i reverendi e spettabili consiglieri Pietro da Pusterla, conte Giovanni Borromeo, protonotajo Trivulzio, Antonio Marliano, messer Guido Arcimboldo, Pietro da Landriano e messer Giovanni Angelo da Firenze. Ci duole che non sia accennato il motivo per cui furono colà inviati.

Certo è però che Vercellino, come uomo di gran probità e prudenza, fu scelto a comporre nel 1482 alcune contestazioni insorte fra Ascanio Sforza e il duca suo fratello.

Riaccesasi nel 1483 la guerra tra la Veneta Republica e Milano, Roberto Sanseverino che aveva in Lombardia secrete intelligenze entrò in nome de’ Veneziani nel Bresciano, dove, abboccatosi con Ibieto del Fiesco, occultamente nemico del duca, col consiglio e Tajuto di lui, gittato un ponte sull’Adda vicino a Trezzo, assaliva il Milanese ponendone in isgomento la capitale. In vista di tale pericolo Bartolomeo Calco inviava (il 13 d’aprile) ai castellani della ròcca di Trezzo, delle Torrette e della rôcca di S. Maria, non che a quelli di diciotto altri forti dello Stato, una circolare da cui appare l’oculata solerzia con la quale il principe attendeva a preservarli da ogni insidia a cui facilmente avrebbero potuto soggiacere pei movimenti e le dimostrazioni che il nemico faceva da quelle parti. Vercellino era ancora castellano di Trezzo, e,