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Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/96

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Già fin dai tempi di Lodovico il Moro si erano fatti studj e livellazioni all’intento di aprire un naviglio da Brivio a Trezzo da Giussano Guasconi e da altri architetti. Sebbene, come crede il dott. Dozio, Leonardo da Vinci non fosse incaricato di quest’opera da Lodovico, e solo se ne occupasse per genio, certo è che egli fece in questo argumento qualche studio, avendo gettato su di un piccolo foglio un abbozzo dell’Adda da Brivio a Concesa, corredato di alcune note, misure e calcoli, dai quali tuttavia non è agevole il comprendere qual si fosse il suo progetto. Tale abbozzo sta nel foglio 328 del Codice atlantico dei disegni del Vinci conservato nell’Ambrosiana, dove di fianco al disegno dell’Adda tratteggiato con semplici linee leggesi: «Il cavo del naviglio è millia 6 e 2/5 dal molino di Brivio al porto di Trezzo; da Brivio al molino del Travaglia è millia 3 1/2; e da esso molino al ponte di Trezzo è millia 2 2/5; adunque il cavo sarà la metà di 8/10». Dal canale da lui segnato parallelo all’Adda pare che il Vinci avesse in animo di cavare appunto un naviglio dal molino di Brivio fino presso al molino del Travaglia allo sbocco della rocchetta1. Non molto dopo (luglio, 1516) il re Francesco I.° secondando le istanze de’ Milanesi per avere un terzo naviglio, donava alla città l’annuo reddito di 10,000 ducati d’oro sul dazio delle

  1. L’Amoretti crede che Leonardo abbia atteso a siffatti studj dopo la prigionia di Lodovico Sforza, allorchè trovavasi a Vaprio in casa di Francesco Melzj.