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E’ il figliolo che ammira e che ama:
«Volsimi alla sinistra col respitto,
Col quale il fantolin corre alla mamma,
3Quando ha paura, o quando egli è afflitto,
Per dicere a Virgilio: Men che dramma
Di sangue m’è rimasa, che non tremi;
6Conosco i segni dell’antica fiamma.
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
Di sé, Virgilio dolcissimo padre,
9Virgilio, a cui per mia salute die’mi....»
Purgatorio, XXX, 43-51
Virgilio è il padrone di casa; incita Dante a parlare:
«....Da ch’ei si tace,
Disse il Poeta a me, non perder l’ora;
3Ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace.
Ond’io a lui: Dimandal tu ancora
Di quel che credi ch’a me satisfaccia...»
Inferno, XIII, 79-83
presenta a Dante quelli che incontra:
«Acciocché il fatto men ti paia strano,
Sappi che non son torri, ma giganti....»
Inferno, XXXI, 30-31
cerca di far parlare le ombre che possono interessare Dante:
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