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E pure, nonostante i sofismi più o meno logicamente dimostrati che qui osiamo confutare» nessuno può negare l’esistenza di una linea e di uno sviluppo della storia dell’arte, per cui, gradualmente e passo per passo possiamo seguire la trasformazione di una tavola, dai Bizantini della seconda fioritura, a Giotto, ai quattrocentisti, alla Rinascenza di Raffaello, in modo che Raffaello risulta l’ultimo erede di tante così diverse generazioni. Sarà forse dell’evoluzionismo: io non so bene che cosa s’intenda con questa parola, in arte. Certo è una trasformazione continua che dirige l’arte verso la perfezione o verso il caos. Ma i critici vollero salvare le teorie, affermando che in arte conta soltanto lo spirito, e che l’esperienza e la tecnica non hanno valore; onde una tavola bizantineggiante del ’200 potrebbe essere «bella» come una tavola di Leonardo. E’ anche questa una teoria talmente penetrata nella folla stessa dei dilettanti, che si può chiamare «stato d’animo», e tutti l’adoprano a troncare ogni discorso d’arte, nel quale capiti di formulare un giudizio.
Eppure (vien di rispondere) voi non potete affermare che la tavola bizantina sia «bella» come quella di Leonardo, perchè la qualifica «bella» è stata da voi stessi convenientemente sotterrata. Per voi, il bello e il brutto non de-
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