Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/34

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immagine e cosa, quando l’immagine è stata concepita prima. 1

E non si dica che questi sono mezzi da poeta di quattro soldi; perchè a capire che una cosa della realtà può diventare immagine per un’altra cosa, anche se quest’altra non s’è ancora trovata, ci vuole tant’occhio quanto a scoprir l’immagine per una cosa che si vuol dipingere, e che c’è. Anzi, direi che a questo procedimento non può arrivare che un poeta in istato di grande allenamento, mentre al procedimento diritto arrivano, chi più chi meno alto, tutti i borghesi che discorrono. Perchè, se si considera attentamente il travaglio interiore di un poeta che lavora a un poema come la Divina Commedia, ci si domanda piuttosto come potrebbe non succedere il fenomeno che ho detto or ora.

Le immagini, neanche ai geni, non piovono dal cielo. (Suppongo che questo sia il convincimento dei borghesi, i quali, per non aver mai avuto possibilità poetiche, non riescono a dare

  1. Questo appunto è preso da un articolo di Leo pubblicato in Solaria, 1928, ma sul suo Diario 1926 sta scritto: «Questo m’è venuto in mente lucidando la baionetta con dell’acido e vedendo come la lama a poco a poco si riempiva di mondo, illuminandosi. Io mi son detto: Questo potrebbe servire per un’immagine del Paradiso. Poi ho pensato: Perchè Dante non avrebbe fatto così?
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