Pagina:Ferrero - Diario di un privilegiato, Chiantore, 1946.djvu/110

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leo ferrero

coscienza. Tra la legge e l’ordine concreto, tangibile, personale del superiore che ti può punire (anche ingiustamente) un Italiano non esita mai.

«Questo non mi riguarda — continua papà — . Se la veda lei coi suoi superiori. Una volta l’onore e il vanto della sua divisa era di far rispettare la legge. Come vuol farla rispettare, ora, se comincia a violarla?».

«Io non posso disubbidire».

«Ma allora se le comandassero di uccidermi, lei mi ucciderebbe?».

Il brigadiere non risponde nè sì nè no; risponde con questa formula: «Sarebbe assurdo».

Papà è magnifico in collera, tempesta questa povera gente di argomenti semplici e pesanti, con una voce da patriarca corrucciato, dall’alto di un mondo, che loro presentono e in cui non possono entrare. Tutti sentono cadere quelle parole da grandi altezze, ma non si meravigliano un poco. Non c’è più nessuno che fa delle questioni di principio.


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