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Antinoo! — Tira un’altra volta! — Ancora! —
Un’altra volta voglio tirar io!

(le voci si abbassano)


ULISSE

(indicando la corte)


T’eri decisa al matrimonio!
PENELOPE
                                                 Ulisse,
hai visto i Proci! Erano come belve,
e non sapevo più come domarli!

(Ulisse scuote la testa. E allora Penelope prorompe disperatamente, piangendo)


Perchè vuoi farmi singhiozzare, Ulisse?
Io t’amo ancora! Anche cosí! E se fossi
più malridotto t’amerei di più,
sempre di più! La commozione, un groppo
mi stringe ed io non so più dire! E tante
erano le cose da narrarti al tuo
ritorno, quando lo vedevo in sogno!
Ed ora non so più... La nostra grande
arca di cedro ove ponevo i bei
monili, sai? quelli che mi donavi,
è sempre là, vicino al letto, e sopra
il focolare nella nostra stanza
c’è, per gli unguenti, l’anfora d’argento.
E quando il timo e la ginestra in fiore
nascevano nei prati di mentastro,
ne componevo un’anfora novella,
come una volta. E allineate, aspettano
te, sul camino, da vent’anni! E pende
al capezzale la tua spada, lucida