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come un laghetto: chè la strofinavo
ogni mattina! Ma non ho potuto
salvare il cane, e i Proci l’hanno maletrattato, e i Proci hanno divelto il pino
che tu piantasti quando il figlio nacque,
e la cerchiata di cipressi ombrosi,
che andava al mare! Ulisse! Ulisse! Io sono
ancora, sempre, la tua donna, e i tuoi
mali non vedo e sotto i loschi panni
vedo l’eroe, vedo il mio amante, il biondo
forte guerriero che il destino ha tratto
nel gorgo fondo della guerra, e tanto
pianto ha lasciato nella vuota casa!

(casca ai suoi piedi e gli abbraccia le ginocchia)


ULISSE

(la rialza e la bacia)


Sí, m’ami ancora, anche cosí! Oh infinita
speranza! Il cuore mi brucia! La forza
è ritornata. Oh! dammi l’arco! E i Proci
solo castigherò, senza un aiuto!
Apri la porta e chiama i morituri!
PENELOPE

(va alla porta e la spalanca)


Proci, venite a riposarvi!

(entrano alla spicciolata i Proci con Telemaco, Eumeo e Femio. La tempesta si gonfia)


ANTINOO

(posando l’arco d’Ulisse)


                                              Entriamo!
Eccoti l’arco e per gli dei ti giuro