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toglierà il filo della vita, ma Arco diventerà Dio. Arco rifiuta di diventare Dio: egli ama la vita con le sue ansie e le sue gioie, con le aurore, i tramonti, le tempeste, la paura, l’ebiezza. Egli non vuole morire e non vuol diventare impassibile, non vuol diventare Dio. Iride cede: pur sapendo che disobbedire è per lei dissolversi, ha pietà di Arco e non gli taglia la vita. Mentre sta per dissolversi chiede in grazia di lasciare i suoi colori alle amiche Gocce. Il supremo desiderio è esaudito e le gocce ornate dei colori di Iride ricompaiono a ogni fine di temporale tutte insieme legate in un fascio colorato.

La tenue trama ha per scenario l’Olimpo — in realtà una schiarita di bosco, in cui si rincorrono, cicalecciano fauni e ninfe (le Gocce). I personaggi, per quanto irreali, sono tutti umani e individuali: Giunone è la donna saggia, burbera e benefica; le Gocce e i Fauni sono giovani e giovanette irrequieti e incoerenti; Iride è una tenera Ofelia, un’Ipsitilla, cui l’amore è vita, l’amore più grande della paura della morte; Mercurio, il futuro Arlecchino di Angelica, l’intellettuale astuto e bugiardo; Arco l’aedo che ama la sua arte più di Iride, la vita, i colori, la gioia, più che Iride e l’arte.

Questa la favola, ma la trama è legata da cori, semicori, giochi di luce, di movimenti, di temporale, di pioggia, di sole, di aurora, fra cui si sente sussurrare, brusire, suonare una musica incomposta ma già sensibile.

Credo che il libretto sarebbe stato musicato. Ma a guerra finita molte preoccupazioni distrassero il maestro e Leo, che non pensò proprio più a questa favola.

Scrisse altre commedie: L’illusione della potenza di cui ci resta un atto: L’uomo di argilla, di cui non fece che qualche scena, un dramma giapponese, di cui non trovai più nulla (queste commedie giravano tra compagni e non restavano in casa) e Metastasio che credo poter ritrovare perchè fu scritto in parecchie copie e comunicato anche a delle