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ULISSE
Guardami, figlio. E che la Dea t’accenda
luce nel cuore. Io sono il padre, Ulisse!
TELEMACO
O babbo! Tu sei che mi guardi? O pure
un’ombra vana? O padre mio! Non posso
crederci. Un dio sei che m’inganna! Hai preso
la sua figura per martoriarmi
ancor più!
ULISSE
                            Son Odisseo, quel padre,
per cui soffristi tanto in quella dolce
età.
TELEMACO
     Mio padre!

(si abbracciano)


                                     Io non ci posso ancora
credere! E’ tanto che t’aspetto! Ormai
sono abituato ad aspettarti sempre!
E aspetto sempre! Ancora adesso! Aspetto
non so che cosa! Ma non è possibile
che nella notte possa dire: «E’ qui
vicino! Dorme! E son finiti i guai!
E’ inutile che supplichi gli Dei
perchè ritorni! E’ già tornato! E’ già
tornato!» O Dei! Ma se non fosse vero?
Se ripartissi? Se tu fossi un mio
deliramento! Oh! Non potrei più vivere!
Non so godere, o padre mio! Son troppo
triste. Singhiozzo! Perchè ho cosí poca
forza? Io non posso contenere tutta