Pagina:Ferrero - Il ritorno di Ulisse, 1941.djvu/91

Da Wikisource.
86

PENELOPE

(alimentando il braciere. Si abbandona un po’ indietro, fantasticando. E dinnanzi agli occhi sognosi le passano come delle antiche visioni dolcissime)


Lo vedo ancora, sulla sponda, — il mare
faceva dondolar la nave nera
e i remi erano già sugli scalmieri —
e si sentiva lo sciacquare e il canto
delle fanciulle lavandare al fonte.
Egli mi disse — Donna, i Teucri sono
gran sagittari e cavalieri egregi
e popoli pugnaci, e Troia è fortemente munita, ond’io non so se i Numi
mi ridaranno la tornata. Onora
mio padre. E quando — e m’indicava il figlio —
sarà già un uomo — e ch’io sia ancor perduto
nel mondo, allora lascia questa casa
e a un altro va che sia per te marito.
Addio! — Parlava con la voce calma
e non tremava, ma chinò la testa.
E si rivolse e contemplò l’alpestre
Itaca, e il monte, e i campi, ed il contorto
olivo e i boschi umbratili, e la folla
che singhiozzava. E poi guardò la nave.
I remi erano già sugli scalmieri,
legati con gli stroppi di bovino
cuoio. Sui banchi, innanzi ai loro scalmi
sedevano i nocchieri taciturni.
Egli salì sulla pedagna, e strinse
forte la barra, si spiegò la vela