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Pagina:Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu/144

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appendice 133


nel «solidificare e contrapporre le antitesi dialettiche del bene e del male». Il presente è proprio un momento del tempo, in cui un certo numero di antitesi si fronteggiano nella volontà e nel sentimento; e se nella storia, scritta dopo qualche secolo, si può trovare «quel partito più ampio che abbraccia diversi partiti», chi può esser così ingenuo da cercar questo partito fra i contemporanei, che vivono appunto per odiarsi, combattersi e sterminarsi? Intorno a che cosa hanno versato tanti fiumi di sangue gli uomini se non a quelle che il Croce chiama «antitesi dialettiche del bene e del male, solidificate»; e che la storia dovrebbe per l’appunto sciogliere? Se gli uomini fossero persuasi che tutti hanno ragione e tutti meritano almeno una menzione onorevole, se non una medaglia di bronzo nel concorso della storia, si sarebbero forse patrizi e plebei, ricchi e poveri, eretici e ortodossi, cristiani e mussulmani, protestanti e cattolici, aristocratici e democratici, scannati in tanti secoli con tanto furore? E che cosa resterebbe di tutte le «storie contemporanee» che si sono seguite?


3.


Una delle due: o la storia è sempre storia contemporanea e allora deve «separare, contrapporre e solidificare le antitesi dialettiche del bene e del male»