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ripetibile, e perciò possiamo assoggettarla a una legge.

Noi non possiamo dunque sottomettere a nessuna legge estetica la natura, che ci presenta come un divenire perenne, e, per legge di causalità, non più libero. (Non insisto, poiché dopo Kant non è più necessario, sulla libertà, che è il primo principio dell’arte).

Un mondo come quello della natura è un mondo «in cui tutto succede»: è dunque soggetto alle leggi fisiche e a quelle morali. Ce lo prova Leonardo stesso quando, mosso dal bisogno di creare un microcosmo, un mondo cioè che pur ricordandoci d’essere arte ci si presenti come natura, gode se il cane riconosce il padrone raffigurato in un quadro, o se gli uccelli illusi si posano sulle sbarre di una falsa finestra, o se l’amante vuol baciare le labbra della sua amata dipinta.

Il bello o il brutto, neanche in arte, non si possono dimostrare; si possono però, in base a delle leggi estetiche, giudicare e spiegare; ma non si possono nè spiegare, nè giudicare il bello e il brutto della natura. Non abbiamo infatti nessun mezzo di spiegare perchè un albero è bello o brutto; possiamo soltanto affermarlo.