Pagina:Ferrero - Leonardo o dell'arte, 1929.djvu/226

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a mangiar l’uva e le pesche, e a bere quel che rimaneva dell’Alicante. Gli era avanzato un melone, che voleva lasciare intatto. Un giorno fiutandolo e palleggiandolo, lo sentì molliccio e corrotto da non so ché melata acredine; il melone andò a male e il poeta si vide costretto a gettare dalla finestra l’ultimo oggetto in cui risonava uno dei momenti più dolci della sua vita.