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scrivendo «noi per arte, possiamo esser detti nipoti a Dio» 2; o a tutti quelli in cui la chiama scienza, o a quello in cui scrive: «se tu dirai: le scienze non meccaniche sono le le mentali, io ti dirò che la pittura è mentale e ch’ella, siccome la musica e la geometria considerano le proporzioni delle quantità continue, e l’aritmetica delle discontinue, questa considera tutte le qualità continue, e le qualità delle proporzioni d’ombre e lumi e distanze nella sua prospettiva» 3?

Notate che Leonardo non parla a caso di scienza. Fin dalle prime pagine ce la definisce.

Il «Trattato della Pittura» comincia appunto così: «scienza è detto quel discorso mentale il quale ha origine da’ suoi ultimi principî, de’ quali in natura null’altra cosa si può trovare che sia parte di essa scienza, come nella quantità continua, cioè la scienza di geometria, la quale, cominciando dalla superficie de’ corpi si trova ad avere origine nella linea, termine di essa superficie» 4. Ma d’altra parte, come conciliare questa definizione con quest’altra: «scienzia, notizia di cose che sono possibili, presenti e preterite» 5? E come riesce Leonardo a far della pittura una scienza, quando scrive «nessuna