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del romanzo e della coscienza morale | 89 |
processo Dreyfus, in cui si erano gloriosamente impegnati tutti gli intellettuali; a Barrès che scriveva «Les Déracinés», quadro sociale e politico della Francia dopo il 70. Da tutti i punti di vista, incrociati come le striscie luminose di riflettori vaganti nella notte, questi romanzieri illuminano, criticano, attaccano, difendono, in un grande e fruttuoso tumulto, la vita sociale, politica, sentimentale, filosofica della Francia: vivono, crescono con il paese; partecipano, uomini come gli altri, alle sue lotte politiche, mettono la penna al servizio delle grandi idee morali e sociali, che si rinnovano nel corso della sua storia. Non tralasciano, per questo, l’esame psicologico, lo studio dei drammi privati e delle passioni individuali, ma li immergono nella grande tragedia del tempo. Anche un romanziere rigorosamente psicologico, come Maupassant, ha scritto i suoi capolavori, quand’era in balia di una passione nazionale; l’odio dei prussiani, passione concreta, sanguinante, che nessuno potrà coronare d’alloro, perchè non si pasce di ritmi.
6 Febbraio
La creazione, infatti, è quasi sempre il distendersi di una molla compressa: il bisogno di creare invade gli uomini con le passioni. E quale passione ha un valore universale come quella della giustizia, che è, insomma, il vero, profondo substrato di ogni passione politica?
A cominciare da Tacito — più romanziere che