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90 | meditazioni sull’italia letteraria |
storico — che scriveva per vendicarsi, finiti i tempi solenni e terribili della tirannia, del dolore che aveva sofferto dirnanzi allo spettacolo del suo paese, fino a Gogol e a Cecov che animò la visione di una Russia moribonda nella sua sterile immensità — quasi tutti i più grandi romanzieri hanno sofferto del male che affliggeva il loro tempo e il loro paese, e i loro scritti non sono che una rivolta della coscienza, espressa in uno stile splendente.
Che altro sentimento può animare un romanziere all’infuori del sentimento morale? Noi vediamo che dalla pura osservazione possono uscire, talvolta, dei gioielli, ma non mai una vasta opera, nè una grande letteratura; perchè il sentimento morale genera e regola le passioni dell’uomo, e ne misura la tragedia, e un romanziere deve essere, prima di tutto, un uomo.
La legge morale che offriva a Kant uno spettacolo grandioso come quello del cielo stellato è in verità l’architrave della vita umana. L’uomo soffre per la prima volta di una sofferenza pura di ogni interesse, quando vede calpestato in sè il senso della giustizia. Al di fuori del sentimento morale, che cosa può rivelargli la natura profonda del dolore, se non la mera disavventura fisica? Perchè, anche nel dolore sentimentale c’è uno scheletro morale e quando soffriamo di amore, sottintendiamo continuamente, forse errando, un principio di giustizia violato.
Uno scrittore che giudica del mondo senza avere