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Pagina:Ferrero - Meditazioni sull'Italia, 1939.djvu/122

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il romanzo e la liberta’ 103


Crociati molto cristiani. Nel XVII° e nel XVIII° secolo essi si riparano in quegli isolotti squisiti e ammuffiti che sono le accademie. In mezzo al fracasso della Controriforma e negli anni in cui si prepara la Rivoluzione essi narrano le vicissitudini dolorose dei pastori, a cui i pirati rapiscono le pastorelle da tanti anni sospirate, che gli incisori rappresentano sui frontispizi dei libri scapigliate e gemebonde mentre tendono le braccia dalle poppe delle navi ai loro amanti che singhiozzano sulla spiaggia di un mare tempestoso.

All’inizio del XIX° secolo gli scrittori italiani paiono scoprire il mondo delle idee e di certi grandi principii politici e morali; ma dopo la fine del XIX° e durante il XX° appena la crisi dell’unità è risolta, essi tornano al porto. D’Annunzio, il poeta rappresentativo di questo periodo, non è epico che per errore e per disgrazia; è grande soltanto quando dipinge le sensazioni. Guglielmo Ferrero solo fa eccezione; e questo spiega la strana situazione in cui è rispetto agli altri scrittori italiani.

21 Febbraio

Uno dei più scintillanti critici nostri, Adriano Tilgher, ha notato in un articolo molto sottile su Croce, che Croce per imporsi in Italia stabili tutte le sue teorie sull’estetica. Ma in che consiste questa estetica? In una esaltazione indiretta della sensazione e dello stile. Quando Croce nega