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un nuovo poeta romanesco. 7

romanesco; in un altro invece, uno degl’interlocutori usa l’italiano o, se straniero, qualche cosa che gli somiglia. Ora incontrate un vero e proprio monologo; ora parla una sola persona, ma con altre, e riferisce discorsi di terzi, spesso in lingue straniere o in italiano, romanescamente spropositati. Infine, in molti sonetti parla pure una sola persona; ma (cosa mirabile!) dalle sue parole voi capite subito, senza nessunissimo sforzo, le risposte dell’altro o degli altri interlocutori, e perfino i gesti, le mosse, tutta insomma la controscena. Quest’ultima specie di dialogo, se non può dirsi che l’abbia inventata il Belli, perchè forse se ne incontra brevissimi e fuggevoli esempi in quasi tutti gli autori, è certo però che nessuno ha saputo adoperarla come lui, in componimenti interi, e tanto spesso, e con tanta maravigliosa evidenza. E, adoperata così, a me pare la più efficace; perchè tien desta l’attenzione del lettore, solleticandolo continuamente con quel piacere di leggere tra le righe, d’indovinare da sè tante cose: quel piacere che spesso ci fa ammirare le opere de’ grandi artisti, più per quello che sottintendono, che per quello che dicono.

II.

Benchè il numero de’ sonetti del Belli sia stragrande, pure la vita e la lingua d’un popolo come