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Pagina:Ferretti - Centoventi sonetti in dialetto romanesco.pdf/21

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un nuovo poeta romanesco. 11

     E chi ha aùto,1 s’è lecito, l’avvanto2
D’èsse er compare?... Ih, guardi, er sor Casciano!3
Me n’arillegro tanto, tanto, tanto.
     Dunque lei je lo dàssivo4 pagano,
E lui cór un po’ d’acqua e d’ojo santo,
Eccolo lì, ve l’aridà cristiano.

E siccome la puerpera, avendo dovuto dare a balia fuori di casa er pupetto, stava, come tutte le mamme, in gran pena; ecco che viene a rassicurarla la commare, un tipo simile a quello stupendo rappresentato tanto bene dalla signora Moro - Lin ne’ Recini da festa di Riccardo Selvatico:

Er baliatico de Giggio.

(24 febbraio 1836.)


     L’ha sentito er sor Giachemo ch’ha detto?
Je5 poteva parlà mejo un profeta?
Dunque sur pupo suo lei vivi quieta,
Come si lei se lo tienessi ar petto.
     La stanzia è granne e nun è fatta a tetto:
Er coso de la cùnnola6 è de seta....
Via, quer ciumaco7 sta, signora Teta,8
Com’un fijo de re, com’un papetto.
     Bast’a di’ si in che mano s’aritrovi,9
Che infinamente10 un par de vetri rotti
So’ stati giubbilati e messi novi.


  1. Avuto.
  2. Il vanto.
  3. Il cav. Luigi Casciani.
  4. Glielo daste (deste).
  5. Gli, per le
  6. Il coso della culla. «Coso,» annota il Belli, «è parola di ogni significazione presso il volgo.» Qui, pare che voglia dir la cortina.
  7. Vezzeggiativo che si dice ai bambini.
  8. Teresa.
  9. Per mostrare in che mani si ritrovi, basti dire che, ec.
  10. Infino, perfino.