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un nuovo poeta romanesco. 23

Come si vede anche da questi pochi saggi, al Ferretti non manca una ricca vena satirica; e se teniamo conto delle gravi difficoltà che avrà dovuto superare per comporre cento sonetti sopra un solo argomento (il Belli stesso non ce ne fece mai più di quattro o cinque), possiamo giustamente salutarlo poeta. Ma io non devo nascondergli che nella Duttrinella mi par che ci sia un grave difetto: il personaggio sbiadito e inconcludente di Pippo, il quale, o non doveva entrare in scena, o, entratovi, doveva farci qualche cosa, e non starci per mero riempitivo. Bello invece per tutti i versi è il carattere di don Ghetano, che si rivela intero in quelle parole: Si sapessi che noja a fà er curato!... e che non si smentisce mai. Bello del pari quello di Caterina, la quale comparisce poche volte, ma è sempre lei fino all’ultimo, la serva padrona e miscredente, appunto perchè serva di prete. E a lei, con felice pensiero, il Ferretti ha riserbato l’onore di chiudere il poemetto. - La spiegazione della dottrina è terminata, e il ragazzo dice:


                    E mo c’è ’r Fine.
D. G.                               Aringrazziam’ Iddio,
                Che se la sémo levata datorno.
Cat.         Don Ghetano, è sonato mezzoggiorno.
D. G.        Nu’ l’ho sentito.
Cat.                                  L’ho sentito io:
                Sbrigàteve .
D. G.                               Mo vengo. — Fijo mio,