Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/109

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i tre amanti di bella 105


E non son più due spade, son due lampi che guizzano
Or volano or s’abbassano, or rotano, or si drizzano
Or si arrestano di un tratto...
                                             Allor potevi udire
I fiati ansanti, e credere che a sceglier chi colpire
L’invisibile Fato fosse in mezzo indeciso.
— Tu fai sangue...
                         — Tu menti!
                                             — Già la morte hai sul viso!
— Vecchio, son gioia e amore, e a te sembran la morte? —
Non avesse proferta l’ingiuria!
                                                  Come sorte
Il boato che annuncia la rabbia del vulcano,
Dalle fauci del conte un urlo uscì...
                                                       Di mano
Sfugge il ferro a Lionello che china il capo e cade.
Pur mentre il sonno eterno freddamente lo invade,
Non lo lascia la balda fierezza indifferente.
— Fu un bellissimo colpo, messer, dice il morente;
Se non fossi obbligato a partir, giuro a Dio!
Che darei mille scudi per impararlo anch’io. —
Poi con voce più fioca, riprese:
                                                  — Alla malora!
Facciamo un po’ di bene, almen nell’ultima ora...


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