Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu/119

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i tre amanti di bella 115



XXXII.


     Che vide allor l’ascoso occhio dell’Influito?
Piansero i cherubini, su in ciel, mostrando a dito
Quella barca perduta sul lontano emisfero,
Picciola tanto eppure contenente un mistero
Più di una culla dolce, più buio di un avello?...
Solo forse nell’aria qualche migrante augello
Tentò un trillo di gioia, quando quelle due teste,
In così immensa calma gravide di tempeste,
Mirò l’una ver l’altra chinarsi, e l’occhio ardente
Cercar l’occhio di affanno e di languor fulgente;
E già stese le braccia, ed avida una bocca
Del contatto supremo da cui l’amor trabocca,
Pender da un’altra attratta dallo stesso desio!...

     Miserere!... al poeta non concesso è l’oblio...
Come offusca lo specchio di un bambolo il respiro,
Come sfoglia la rosa un placido zeffiro,