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122 TRATTATO

si può fare, ma alla Ragonesa; tenendolo di dietro largo di verga, & grossetto; perche li polsi non patischino. Avertendo, che facendoli sol un rampone, bisogna, che l’altro lato di quello sia grosso di modo, che l’agguagli. Et quando lo superasse dee esser di poco acciò ch’il cavallo (s’egli è possibile) ponga il piede in terra paro, & non in bilancia come egli farebbe essendovene sol uno senza il predetto aiuto; overo si facesse, che da quel lato dove è esso, fusse levata più unghia la quale cosa fatta non sarebbe di niuno profitto al piè, con tutto, che quel tormento, che non patirà un simile, non tollerarà etiam alcuno altro. Non dimeno potendosi fare altrimenti, non si vuole comportare, che il maniscalco lo strappaccia; anzi s’ha da fare conservare, & con buon governo potendosi migliorarlo. Le calcagna del quale, vogliono honestamente aperte; & per buone, che siano non si dee intrare troppo in esse con l’incastro. Nel mezo, & punta dell’unghia, poi si faccia come di sopra ho detto, che la punta sia spuntata, & aguagliata col resto di quello, & dentro nettata con rispetto. Osservandosi ancho quì, & sempre, che si giusti il ferro con esso accioche posto non li fusse misero overamente largo, & avantagioso dove non bisognasse, perche il nocerebbe.


Dell'unghia forte, ma honestamente temperata, & d'un discorso anchora sopra essa. Cap. XV.


PErche nel secondo capitolo ho discorso alquanto sopra la natura dell’unghie forti, hora mi par di dire le particolaritade di quelle; ma prima, ch’io incomincia dico, che esse son cosi nominate, perche son dure; & di tanta durezza se ne trova alcune, che sono come il vetro fragili, et altre come’l ghiaccio; le quali per esser tali hanno preso il nome di vitriuole, & altre ghiacciuole; & per mio giuditio son degne di tal nome perche alle volte nel ferrarle solamente, si spezzano; ma mi riserbo di parlarne più avanti ben minutamente, si come farò ancho à pieno, dichiarando’l modo, che con esse s’ha da tenere. Sonvi poi altre nature d’unghie, pur forti, che nel tempo del gran caldo grandemente patiscono; perche tanto divengono asciutte, che à gran pena il cavallo se gli regge sopra. Altre divengono come frittelle, si per la loro mala natura, come etiandio per essere stato il cavallo ripreso, ò l’unghia mal ferrata. Alcune altre che in punta sono asciuttissime, & nelle calcagna tanto morbide, che non possono sentir cosa dura all’incontro; & questo per causa delli cattivi humori corsi in quella parte. Altre anchora strette à modo di codogno come ordinariamente hanno i muli: Et perche credo di ciò haver detto a bastanza per tanto non passarò più oltre; ma narrarò seguitando il lor bisogno, come si giudico esser necessario. Quando l’unghia dunque è forte, ma di honesta temperatura, fa bisogno aprire le calcagna honestamente, non intrando molto dentro con l’incastro nel tenerume dell’ossa, detto fetone; perche quando fussero di natura in quella parte strette, tanto più si stringeriano, per venire à indebolirsi più di quello, che sono naturalmente; togliendone poi si nel mezo come da i lati, & in