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I




Tre mesi dopo: a Parigi.

Farro uscì dall’Editore con la faccia piena d’ombre. I lavori consegnati, causa la grave crisi libraria, non potevano essere pagati che a pubblicazione avvenuta. Un malessere di pena dominante gli fiaccava ormai la resistenza dei nervi: tanti crolli consecutivi demoralizzavano le ultime risorse di attività.

Un pensiero molesto, che gli rodeva il cervello da diversi giorni; ingigantiva con paurosa velocità. Tante volte, nell’ottimismo dominante della propria vita, aveva provato attimi di abbattimento, superati facilmente dalla propria reazione morale — ma quel giorno tutte le uscite parevano chiuse alla su febbre di necessità.

Sapeva le condizioni disperate della situazione, in un Paese straniero, dove non esistevano punti di appoggio, mentre bisognava ad ogni costo salvare la loro esistenza e la loro dignità.

La sanità fisica e morale urtava contro barriere d’inutilità.

Cercò ancora, affannosamente, di trovare una via libera ed un sostegno reale: nero pesante, buio,