Pagina:Fillia - L'ultimo sentimentale, 1927.djvu/83

Da Wikisource.

81


— «Non sono geloso, ma mi vendicherò ugualmente sui diritti d’autore, quando mi consegnerete dei nuovi progetti di danze».

Strada secondaria, quasi buia — ordinarono al guidatore di vagabondare per la città — l’automobile scivolò senza rumore, sul selciato pulito.

Parlarono allegramente, per qualche minuto: la russa chiudeva nella propria lucidissima intelligenza l’esperienza di venti razze, conosciute in cinque anni di lavoro, tra un successo trionfale ed un amore peccaminoso — era la femmina moderna in tutte le possibilità: liberà come un uomo, equilibrata da un cervello sicuro, legata all’arte dalla passione naturale.

Parlarono dei prossimi balletti, elegantemente, con interesse sincero. Poi tacquero. L’automobile arrotolava, attraverso i rettangoli dei vetri, la pellicola notturna di un corso silenzioso.

Farro aveva l’impressione che uno strano disorientamento, quasi impercettibile, gli procurasse un’ansia sospesa. Da venti giorni era diviso da Sona e il tempo rinsaldava la sua guarigione — si era avvicinato alla russa senza postume nostalgie. Ora invece che la danzatrice gli sedeva vicino provava il terrore della sua femminilità — femminilità completa, che aveva fatto impazzire gli uomini di tutti i continenti — femminilità diversa da quella di Sona. Egli ebbe, per un attimo, la paura che i sensi, abituati in ogni sfumatura all’amore dell’altra, dolorassero atrocemente — ebbe paura