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Come poi colla men comune e quasi privilegiata scavazione dell’argento si mostrasse per questi tempi specialmente viva e ferace la scavazione delle miniere del ferro e non men prospero il lavoro delle officine e fiorente il commercio delle varie manifatture di esso che si aveano rinomatissime, possiamo desumerlo dai diplomi di Enrico VI, o VII come più comunemente è detto, e di Giovanni Re di Boemia, che confermando in ogni sua parte il già citato privilegio di Enrico III, usano espressioni che ben fanno conoscere quale fosse pei nostri a que’ tempi e quanto feconda questa sorgente di patria ricchezza. Enrico VII di Luxemburgo, eletto Imperatore nel 1308, nel 1311, espugnando Brescia, ridotto che era da’ Guelfi, segna un piacito in favore degli uomini del monte Scalfo, hominum in monte Schalfi habitantium; e conferma in esso il privilegio di Enrico III per modo, che lo riporta alla lettera; anzi è da quest’ultimo che ci fu conservata la copia dell’antico. Il qual diploma di Enrico VIII, che ripete per appunto quello di Enrico III, ci permettiamo di qui riferir per intiero, come l’ebbimo da un codice autentico, che si conserva nell’Archivio della Valle fedelmente copiato da quell’egregio Arciprete sig. Palamini; e per esser diverso da quello veduto dal Lupo, potrà rettificare, o, se non tanto, chiarire col confronto le non evidenti lezioni, che di questo diploma ci ha dato il Lupo.
«Heinricus Dei gratia Romanorum Rex semper augustus. Universis Sacri Romani Imperii fidelibus presentes litteras inspecturis gratiam suam et omne bonum. Ex parte prudentium virorum hominum in monte Scalfi habitantium dilectorum nostrorum et Imperii fidelium nobis extitit humiliter suplicatum quatenus privilegium inscriptum sibi concessum confirmare de benignitate regia diguaremur. Cujus privilegii tenor talis:
«In nomine sancte et individue Trinitatis. Heinricus divina favente clemencia Romanorum Imperator Augustus. Noverit omnium sancte Dei Ecclesie nostrorumque presentium