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Proemio xxv

L’ho detto: si son costruite nuove case per gl’indigenti: e fu amorevole ispirazione. Ci vuole aria, pulizia: in certe dimore l’uomo diventa migliore: vi è una complicità fra certe case cupe, sordide e i tristi pensieri che svegliano: si può ben dire, vi sono case malsane alle coscienze, in ispecie alle coscienze poco illuminate: si può ben dire vi sono dimore scellerate. Il vizio, l’abiezione, il delitto vi diventano contagio.

Nella casa nuova si videro molte famiglie rinnovarsi.

Inoltre, tutto consiglia a sparpagliare una certa popolazione, ad impedirne le agglomerazioni, che già si tornano a formare.

Il problema non è ancora risoluto.

Si sentono molte voci, che implorano. Guai se non sieno ascoltate!

Date le condizioni in cui certi uomini, certe donne, certi fanciulli vivono, più che ammirarsi che sieno corrotti, tristi, è a stupirsi non sien peggiori: ciò prova che nella umana natura alita sempre un soffio divino e l’idea del bene vi può esser attutita, quasi mai interamente distrutta.