Pagina:Fisiologia del matrimonio.djvu/18

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causò singolari impressioni. Immensa nel codice, giammai questa parola non appariva alla sua immaginazione senza trascinarsi dietro un lugubre corteggio. Le lagrime, la vergogna, rodio, il terrore, i delitti segreti, le sanguinose guerre, le famiglie senza capo, e la sciagura porsonifìcavansi dinanzi a lui e drizzavansì improvvisamente quando leggeva questa parola sacramentale: Adulterio!

Più taurdi approdando alle spiagge meglio coltivate della società, l’autore si accorse che la severità delle leggi coniugali, vi era in generale assai temperata dall’adulterio. Egli trovò la somma dei cattivi matrimoni, superiore di molto a quella dei matrimoni felici. Insomma credè notare pel primo, che di tutte le umane cognizioni, quella del matrimonio era la meno avanzata. Ma fu un’osservazione superficiale; e in lui, come in tanti altri, simile ad un sasso gettato nel lago, ella si perde nell’abisso de’ suoi tumultuosi pensieri. Nondimeno, l’autore osservò suo malgrado, poi si formò lentamente nella sua immaginazione come uno sciame d’idee, più o meno giuste sulla natura delle cose conjugali. Le opere si formano forse nelle anime tanto misteriosamente, Quanto i tartufi nascenti in mezzo alle profumate pianure ael Pèrigord. Dalla primitiva e santa paura che gli causò l’adulterio, e dalla osservazione, che vi aveva straordinariamente fatta, nacque una mattina un minimo pensiero, dove le sue idee si formularono. Era una satira sul matrimonio; due sposi si amavano per la prima volta, dopo ventisette anni di matrimonio.

Egli si compiacque di quell’opuscoletto conjugale e passò deliziosamente una intiera settimana ad aggruppare intorno a quell’innocente epigramma, la moltitudme d’idee che aveva acquistate a sua insaputa e che si stupì di trovare in sè. Questo cicaleccio cadde dinanzi ad una osservazione magistrale. Docile ai consigli, l’autore si rigettò nella noncuranza delle sue abitudini pigre. Nondimeno quel leggero principio di scienza e di sarcasmo si perfezionò da solo, nei campi del pensiero; ogni frase dell’opera condannata vi prese radice e vi si fortificò, rimanendo come un ramoscello d’albero, che abbandonato sulla sabbia in una sera d’inverno, si trova l’indomani coperto di quelle bianche e bizzarre cristallizzazioni disegnate dalle capriccioso brine notturne. Cosi l’ambizione visse e divenne il punto di partenza d’una moltitudine di ramificazioni morali. Fu come un polipo che si generò da se stesso. Le sensazioni della sua giovinezza, le osservazioni che una potenza opportuna gli faceva fare, trovarono dei punti d’appoggio nei menomi avvenimenti. Inoltre quella massa d idee si armonizzò, si animò, si personificò quasi, e camminò pei paesi fantastici, ne’ quali l’anima si compiace mandar vagabonde le sue folli progeniture. — Attraverso le preoccupazioni del mondo e della vita, vi era sempre nell’autore una voce che