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viso di giovinetta, stranamente esangue, con due immensi occhi neri e una bocca di fiamma, che pare violenza audace nel pallore inverosimile del volto... Bocca rossa e muta; mano sottile, non meno pallida del viso, non meno immobile, con uno strano, prezioso suggello: uno smeraldo verde cupo — color d’alghe, color d’abisso — inciso da un profilo di sfinge.

Sul piccolo lago, il vaporetto va con un ansar lieve di fatica, che le acque tagliate, agitate, spumeggianti cullano, che le montagne severe e rigide ascoltano impassibili.

Il lago: la malia delle tinte inverosimili: più verde dei monti, più azzurro del cielo, più profondo della pace, più silenzioso della morte. È l’invito irresistibile e la promessa suprema fatta al dolore, all’amore, all’irrequietezza, alla stanchezza.

Intorno, dove il lembo estremo dell’acque bacia le rive, cento villaggi bianchi parlano di vita e offrono le casette nascoste tra il verde a qualche sogno che nessuno saprà...

I grandi occhi neri nel volto esangue, fissi sotto l’ombra del velo chiaro, non hanno sguardo per i villaggi adagiati ai piedi del monte, non rispondono all’invito della morte, non rispondono all’invito della vita. Guardano lon-