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anni fa e dove si narravano i casi di una piccola madame Bovary in edizione ridotta che presa dalla nostalgia d'na vita di libertà, di pensiero, di lavoro, abbandonava casa, marito e figli per andarsene a vivere lontano, sola, in una indipendenza assoluta che le permettesse di sviluppare intera la propria personalità.

Si trovarono dei critici — anche delle donne fra questi, purtroppo! — per difendere la protagonista del libro e una scrittrice norvegese, Rosalia Jacobsen, fece del diritto che il volume proclamava, il soggetto delle sue battaglie parlate e scritte. Anche l'inchiesta cui accennavo più sopra è stata originata dagli articoli della Jacobsen che trovarono larga eco nella stampa femminista italiana — larga eco e piena ammirazione.


Confesso che non mi sento di seguire nè le femministe italiane né la illustre scrittrice norvegese nelle conclusioni egotiste della teoria. Se il respingerle significa essere antiquate, reazionarie, vìeux jeu, voglio essere vieux jeu e reazionaria e antiquata e continuare a ritenere, come ritengo, che tutti i diritti della