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forse dirle: «Badi, signorina, che il verso è di
Byron?» No, no; sarebbe stato più ridicolo ancora.
Raccolti invece i miei arnesi da pesca, li
portai nella barca, nascosi un volumetto di Heine
che avevo con me, poi ritornai, mi accostai al
signore attempato e gli chiesi in italiano, toccandomi
appena il cappello, se voleva una barca per
Lugano.
Il signore guardò la sua figliuola maggiore che gli spiegò la mia offerta. Egli parve felice e mi rispose subito: Yes, yes, Lugano, Lugano.
— Diamo un’occhiata alla barca, papà — disse con la sua dolce voce la signorina. — Non mi piacciono le barche dei pescatori. Son così sudicie! Chi sa che puzza di pesce, papà!
Questa era un’amara ironia per me che avevo poco prima bestemmiato il destino durante la mia disgraziatissima pesca.
L’altra giovinetta corse come una freccia alla riva e si mise subito a gridare da lontano: Harriet! Harriet!
V’era sulla riva una sola barca e la ragazza non poteva ingannarsi. Era bene la mia.