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trova poi tanto strano nè tanto difficile ciò che gli è proposto.

Il suo compagno lo fissò in viso. L’uomo gli pareva molto fino. Susurrò: «Non avrebbe scrupoli?»

«La diga; xelo proprio un galantomo?

«Eh altro!» fece il galantuomo.

Il sagace sior Toni n’ebbe abbastanza; l’amico era certo un complice. In quel punto la compagnia della Stella fece rumorosamente irruzione nell’osteria. Il sior Toni si alzò, pregò il maestro di aspettarlo un momento, andò a parlare con l'oste che sapeva avere una carrettella, gli ordinò di far attaccar subito onde condurre un forestiero a Vicenza.

«E se nol paga lu» diss’egli «pagarò mi». Poi tornò dal maestro e gli partecipò che essendo la canonica assai lontana aveva ordinato all’oste una vettura, che le istruzioni al cocchiere erano date bene, proprio bene, senza pericolo di sbagli, che lui doveva tornare immantinente a casa e che gli augurava la buona notte. Ciò detto se n’andò in fretta, lasciando il tenente alquanto sbalordito e incerto.