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Pagina:Fogazzaro-IdilliSpezzati-1902.djvu/176

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scritte in fretta, a grandi tratti impetuosi, tutte inclinate come da un soffio di passione, gliene ridavano l’anima. Già inebriato, si sentì nella coscienza domandar debolmente se non fosse male di lasciarsi trasportare così, di smarrire, in un desiderio di amore, ogni calma e ogni forza quando più ne aveva bisogno. Si rispose ch’era dolce perdersi a quel modo, che forse l’amore lo avrebbe ispirato meglio; e fece tacere con un colpo di volontà, la debole voce molesta.

Adesso fu nel ritratto di lei che volle affissarsi, negli occhi pieni di dolcezza e di fierezza che lo guardavano da quel noto viso, più signorile e delicato che bello, chiuso nel capriccioso disordine d’un velo nero. Quindi, sentendosi ardere, aperse il balcone a mare e uscì fuori nel vento rigido, nel fracasso cupo, misurato delle onde che si rovesciavano sulla scogliera. La luna era nascosta fra le nuvole; però l’isola Sihl si vedeva benissimo, nera, a breve distanza. Il vento freddo ristorò un poco il Re, ma le tenebre, per la loro virtù demoniaca di oscurar nell’uomo il sentimento del futuro e di esaltargli i desideri amorosi, cospiravano coll’isola Sihl. In quel luogo, in quell’ora