Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/128

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Però, cessando di chiamar la voce
che nel deserto predicar solea,
non perde il tempo troppo a gir veloce;
ma vien di Nazaretto in Galilea,
ove comincia fabbricar la croce
e sua la legge far non piú Mosèa,
che, predicando pace, amor e fede,
rimosse l’ombra e gli occhi a’ ciechi diede.
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Ma, come quel ch’a tutti venne e nacque
e del suo sangue a tutti è per far bagno,
in quella impresa altissima gli piacque
aver presso di sé piú d’un compagno.
— Lasciate gli ami al padre, i pesci a Tacque,
ché gli uomini pescar è piú guadagno! —
cosi disse al buon Pietro ed al fratello,
che quasi nudi corser dietro a quello.
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Tanto fu lor abbandonar le nasse,
le reti col battello e ’l bianco padre,
s’un Creso, s’un Tiberio si privasse
de’ suoi tesori, o Cesar di sue squadre.
Poscia di Zebedeo gli figli trasse
dal mare istesso, a cui fu quella madre,
che por lor volse l’uno a la man destra
nel suo regnarne e l’altro a la sinestra.
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Con questi ed altri quel Signor verace
di Galilea scorre ciascun confine,
predica il regno eterno ed il tenace
amor del sommo ben, del mondo il fine.
Oh quanto gli atti, oh quanto l’arte piace
non che la bella faccia ed aureo crine!
Giá non chiedea di quella nobil salma
se non somma bellezza a si bell’alma.