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Cotesti forestieri, c’hanno a pena
svelti con mano alquanti cespuglietti,
si veramente fecer si che piena
debbian portar la borsa a’ loro tetti? —
Rispose il savio: — S’hai di questo pena,
com’è viltá d’invidiosi petti,
che poss’io far? nessun ha che dolersi
perché non gli sia dato quel ch’offersi.
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Or dimmi, amico, a chi vorá tenermi
di dar lo mio dove ’l desio mi sprona?
perché d’ invidia li mordaci vermi
ti rompon si per ch’aggio mente buona? —
Cosi ragiono a te, Giudea, ch’affermi
portar sola nel mondo la corona,
ché i primi andran postremi, e degli tanti,
domandati da me, fian pochi santi!
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Non che da’ miei discepoli si cerchi
per qual si sia cagione i primi scanni;
ma tu, che sol di Dio la grazia merchi,
scorre con umiltá questi poch’anni!
Non voglio che di grado alcuno alterchi
o se ti pongon ultimo t’affanni;
ché piú d’onore avrai salir in alto
che d’alto fare in giú con scorno un salto.
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Pensi tu ancor di colpa andar sicuro,
se ben ti guardi sol di spregiurare?
Anzi d’ogn’ altro giuramento puro
la libertá ti tolgo. Non lo fare;
ché se mai vien ch’alcun tra l’uscio e ’l muro
t’astringa quel eh’ è vero a confessare,
non giurar, no, ch’ai Padre mio non piace:
se si, di’ «si»; se no, di’ «no»: poi tace!