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LIBRO SESTO

1
Nel ciel degli piú ardenti spirti adorno
tutte le belle e graziose dèe,
c’ha l’aureo divin seggio, atorno atorno
menan le oneste e sante lor corèe:
lá vengon spesso, dove fan soggiorno
dipinte forme ed essemplar idee,
che ’l vecchio fato ha sotto a la sua cura
e ne fa norme ad opre di natura.
2
La qual, si come d’ocio non amica
e c’ ha le man sempr’al martel callose,
un piede sol non forma di formica
(men lo sapria formar), non ch’alte cose,
prima che ’l sommo Padre a lei noi dica,
e che le dia di quelle stampe ascose;
si come chi qualch’orto a far si move
non ha le piante e le procaccia altrove.
• 3
Ma l’alto Imperador però non vuole
ch’ove di grosso mur cerchiò quel barco
altri che le dilette sue figliole
v’abbia, se ben foss’angel, uscio e varco.
Un re terreno cosi far qui suole
d’alcun suo bel giardin, che ne sia parco:
ben fora temerario chi v’entrasse
se’ 1 re quant’ i stess’occhi non l’amasse.