Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/178

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2S
Or quando Sapienzia molte e molte
cagioni addusse del voler paterno,
Giusticcia e Forza s’acquetáro, e sciolte
furon le gare loro in sempiterno:
Giusticcia e Pace in braccio s’ebber còlte
con dolci baci, onde tremò l’ inferno;
Misericordia e Veritá scontrate
tolser la croce e poser giú le spate.
29
Fu dunque de l’ idee a cotant’opra
la maggior scelta ov’eran scritte d’oro
la I, la E, la S, la V dissopra,
e l’altre a lei facean d’intorno un coro:
Natura in questa solo non s’adopra,
ma di vertudi e grazie il consistoro
l’accoglie nel serbato tuo bel fiore,
Virginitá, dond’esca il Salvatore.
30
In te la dea verace, la prudente,
la giusta, la fedele, la pietosa,
la forte, la temprata, la clemente
infin con tutte l’altre l’amorosa,
preser magion con la divina mente
fin che fiori sul ramo intier la rosa;
donde l’odor suave in tanto crebbe,
che il ciel, la terra, il mar, l’inferno n’ebbe.
31
Uom era come noi di carne ed ossa,
non come noi di vita e gesti vani,
ch’un’alma, di terreni affetti scossa,
mostrò di fuor costumi sopraumani :
pose la sua non mai finita possa
Dio padre a lei formar con proprie mani,
per farne un duono al suo par intelletto,
che sol fu sempre e fia del ben suggetto.