Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/296

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Erasi apena rallentato il tanto
spasmo del cor trafitto di Madonna,
quando, levati gli occhi, vede, quanto
è volgo in la cita, chi per la gonna,
chi pei capelli e barba trar quel santo
suo dolce Figlio, e ch’ogni onesta donna,
ogn’uom onesto il segue e fa lamento
dirotto si, che par tempesta e vento.
37
Vede languido e chino andar l’Agnello
con l’ignominia de la croce in collo;
vede bruttato e spento il volto bello,
ed accosciarsi a ciascun urto e crollo;
vede ogni scriba, a la pietá rubello,
d’ improverargli non ancor satollo;
vedel mezzo a duoi ladri, come s’Esso
ne fosse capo e d’ogni colpa impresso!
38
Vede ondeggiar piú torme armate e ’n loro
volar stendardi e segni assai di guerra,
chiamati sol per téma di coloro
ch’infiniti Iesu levò da terra:
vede Madonna ed ha maggior martoro:
piú che prudente, in sé lo chiude e serra:
stassi di fuor qual marmo e ’l pianto aflfrena:
tempesta il mar lei dentro e il ciel balena.
39
Le scapigliate madri, a nudo petto,
battendolsi con man, rompendo il crine,
dicean piangendo: — O santo, o benedetto,
o pio Pastore, o d’alme, pelegrine
parole informatore, o savio, o schietto,
o medico gentil, solaccio e fine
di nostre infirmitá, qual colpa o sorte
di voi ci spoglia e vi conduce a morte?