Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/43

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LIBRO SECONDO

1
Spirti celesti e voi, alme beate,
s’ogn’altro ragionar fuor che d’amore
(dico d’amor che ’n ciel v’infiamma) odiate,
o se pensier mai rio non v’entra in core,
prego, per quel desio donde bramate
d’aver voi vosco in quel divin splendore,
impetrate da Dio ch’almen piú buono
servo gli sia che mal scrittor gli sono !
2
Veggo tra’ miei consorti piú d’un petto
voglioso di saper chi sia quel duce
ch’or dissi avere il gran popol eletto
tratto del centro fuor con tanta luce;
veggo lor caldo ed amoroso affetto
che, come fiamma in vetro, mi traluce.
Ed io, per sodisfargli, dal prim’ovo
col vostro aiuto a poetar mi movo.
3
Dal primo giorno ch’ebbe il Padre eterno
degli elementi il fosco grembo rotto,
donde usci ’l ciel, la terra, il mal, l’inferno
e quanto è lá dissopra e qua dissotto,
eran voltati (come il ver discerno)
cinque mill’anni cento e novantotto,
quando sotto sua legge Ottaviano
soggiugò ’l mondo e chiuse il tempio a lano,