Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/53

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E con suavi accenti ed armonia,
con riverir leggiadro le disse: — Ave,
ave del ciel reina, ave Maria,
c’hai de le grazie e di vertú la chiave,
l’alto valor divin con teco sia,
da cui tu se’ per quella onesta e grave
fra tutte l’altre donne donna eletta,
col frutto del tuo ventre benedetta ! —
41
A quel gran lume, a quel maggior sugge tto
d’alte parole impallidí la diva,
parendo al bel disio contrario effetto,
e cosa in ver che d’ogni ben la priva.
Ma Gabriel si oppone a quel sospetto,
ché vede lei si ritrosetta e schiva
di non voler pur perder il tesoro
piú di gemma a lei caro, piú de l’oro.
42
Benché s’avisi de l’odiate tede
instar giá ’l tempo ed importar gran danno,
dovendo esser rimossa da la sede
ove i pensieri casti chiusi stanno,
pur vive ancor la pertinace fede
che i frequentati prieghi non potranno
se non giovar, mentre ’l Conoscitore
de’ sensi uman le va per entro ’l core.
. 43
Risponde il bianco genio: — A tal paura
non ti dar, donna, quando che per opra
di Dio fia ’l parto tuo, non di natura,
come fu destinato al ciel dissopra:
partorirai, o degna creatura,
il Creator del mondo, ove s’adopra
quell ’almo spirto, il qual fará te sola
vergine madre e del Figliuol figliola: