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Andiam de le Scritture ornai nel porto,
ch’ivi, dapoi diversi corsi e piagge,
gli tropi e sensi come in lor diporto
tengon ridotte l’alte menti e sagge.
Sol fra le secche de la lettra morto
riman chi da lo spirto si sottragge,
il qual da l’uno e l’altro Testamento
a chi ben poggia spira dolce e lento.
97
Temette Faraone re d’Egitto
che ’l volgo ebreo si gli torrebbe il regno:
di che molti e molt’anni l’ebbe afflitto
(ché di farlo perir tenea dissegno),
e fe’, sott’aspra pena di delitto,
bandire a l’ ostetrici che di pregno
ventre chi chi nascesse maschio infante,
da loro fusse morto in quell’istante.
98
Quinci gran doglia, ch’entro al petto tace,
consuma notte e di gli afflitti padri
perché constretti son (quel eh ’anco spiace
a tigri e lupe!) i figli lor leggiadri
precipitar nel fiume, il qual, vorace,
ratto gli assorbe, ch’escon da lor madri.
Onde, se mai d’uom pianse il crocodilo,
pianse piú allor che ’n vide colmo il Nilo.
99
Or un di loro, Amarami chiamato,
spera nel Re de’ re, ch’ascolta e vede;
ascolta i lai, vede l’iniquo stato
di quel ch’ogn’altro popol antecede.
Costui (come da l’angel suo portato
nunzio gli fu) produce un figlio erede,
ma occulto il tien, perché non ha pensiero
d’ubedir un tiran spietato e fiero.