Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/103

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subito quei Neroni e Galbi atroci,
que’ Deci gridati fiamme, ceppi ed onchi,
eculei, chiodi ed opprobriose croci.
Quai dunque lapidati od arsi o cionchi.
35quai gittati alle fiere, quai divisi
fúr con le serre o in rote, o d’ossa tronchi;
cosi per mille morti gli hanno uccisi,
come del ver campioni e come quelli,
c’hann’ora i pianti lor cangiato in risi.
40Oh santi sacrifici, oh accetti agnelli
vittime fatti al caro Agnel, per loro
vittima fatto, ed ora in del si belli!
Ed ove son le pompe di coloro,
che gonfi s’assidean sovra il senato
45dell’onorate teste in ostro ed oro?
Di Cristo un pover servo, ecco, tirato
era in catene al crudo seggio innanti,
da popoli temuto ed adorato.
Il servo ora di rose ed amaranti
50riporta una ghirlanda in ciel cucita
e vive in Dio fra dolci eterni canti.
Il tirán d’idri e bisce un’infinita
greggia pascer si sente il cuor, le tempie,
ove muor sempre in queU’eterna vita.
55II servo, che del fier tiranno l’empie
giá pene vinse, ma fugaci e manche,
or vede lui che deH’eterne s’empie.
Il tirán, che del servo giá le franche
risposte ha dentro impresse, gitta fuore,
60pentito invan, fiamme giammai non stanche.
L’ossa del servo abbiette, or con splendore
d’aurati tempii, negli argenti sparte,
adora il mondo e lor fa sommo onore.
Ma Tossa o polve de’ figliuoi di Marte
65u’son? mi dite. U’ son gli altari e incensi?
u’ de’ lor fregi son le piene carte?
T. Folkngo, Opere italiane - in.