Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/107

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Giuda, che seco star dovea converso,
iasciolla in pianto ed abito fra genti:
cercava pace e in guerra cadde immerso.
Per non gir servo, da nimbosi venti
35si tolse accorto, e lei, tra angosce presa,
stupráro i suoi persecutor violenti.
Odesi per le strade, ahi! voce offesa,
voce di commun doglia, ch’un almanco
non sia ch’orar nel tempio tolga impresa.
4^ Giaccion le porte ornai distrutte, e manco
li sacerdoti, afflitti e gemebondi,
vi ponno gir, c’han bracchi e veltri a fianco.
Le vergini, che i crini ebber giá biondi,
or brutti di squallore al vento ’i danno,
45né manco i visi lor son scarni e immondi.
E quai monton famelici, che vanno
cercando Iappe, giunchi e piú vii strame,
né mai col gregge in luogo star non sanno,
tai son, Gerusalemme, i tuoi per fame
50principi usciti a pascersi di ghiande,
fuggendo lacci, insidiose trame.
Piangi, superba, piangi, c’hai si grande
peccato in Dio, peccato a tal, che, fatta
instabil, cerchi or queste or quelle bande!
55Férmati ornai; delira e mentecatta,
tu vai, tu torni, o putta oscena e vaga:
cosi il divin giudizio i pazzi tratta,
cosi la man ultrice i merti paga,
ch’a quelli, onde giá onore avesti e gloria,
60scuopri la tua ignominia e infame piaga!
Quanto sei fatta vile per tua boria!
nelle sporcizie stai col capo e piedi,
né di chi fosti e sei tieni a memoria!
Non odi plausi o zufToli? non vedi
65quai nasi e ghigni t’hanno tolta in scherno?
Riedi, sfacciata meretrice, riedi ! —