Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/169

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Subito il santo sacerdote e duca
fa cenno al padre suo, ch’ai tempio vegna
e a matrimòn la vergine produca.
Rara quell’è, che voglia farsi degna
35del ricco e santo verginal tesoro
e gir deU’armellino sotto insegna.
Quel bianco animaluccio in campo d’oro
castitá porta con quel motto breve:
«Piú tosto che bruttarmi al fango, muoro».
40Ma questa, che qui vedi aver di neve
candor, non men di neve il freddo contra
libidinose fiamme in sé riceve.
QueU’amor cieco, anzi demòn, qual lontra
nuota sott’acqua, e poi, mostrando il nudo
45e osceno corpo, a castitá s’incontra.
Sola costei non stima verso il crudo
nemico della rara castimonia
cinger di spada ed imbracciar di scudo.
Sua sola grazia, onor e santimonia,
50l’altèr proponimento, in fé massiccio,
terror e fuga son delle demonia.
Giá non oblia l’introduttor del vizio
la fatta in sé promessa minacciosa,
ch’iria per donna a tempo in precipizio:
55ché, com’egli per femina vogliosa
s’afferrò sotto il mondo, ed all’inferno
l’insegna sua tornò vittoriosa;
cosi per una verginella scherno
avrebbe tal, che l’usurpato scanno
60vi perderia, lo scettro e ogni governo.
Or dunque, mentre intorno a costei stanno,
come a lor mastra, cento caste e intègre
presso gli altari e senza lei non vanno,
ecco a bramato anello, a nozze allegre
65son del sacrario e fuor del tempio messe:
le molte presto van, le puoche pegre.