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CANTO VIII

Descrizione delle virtú di Dio Figliuolo, del fato, della natura e dell’ idea.
Nel ciel delli pili ardenti spirti adorno
tutte le belle e graziose dèe
muovon al divin trono attorno attorno;
agitan balli e oneste lor coree
5con armonia celeste, onde a misura
piena dolcezza ivi convien si cree;
entrano spesso d’un giardin le mura,
che il vecchio Fato guarda, e di piú piante
lui di diverse ed infinite ha cura,
io D’Idea si chiama l’orto; e quelle tante
verghe piantate sono in molta copia,
poste all’uman natura ognor avante.
La qual, d’ociositá nemica e inopia,
ne fa varie materie e poscia forme,
15giustando quelle a sesto ed a sinopia.
Non giorno posa mai, non notte dorme;
sempre al martello ha la callosa mano,
ma nulla oprar sapria senz’esse norme.
Norme ab aeterno sute nel piú arcano
20luoco del paradiso; e da quell’orto
stan pronte gir in opra a man a mano.
Qua vengon l’alme donne a lor diporto
nelle paterne piú remote stanze,
send’elle a Dio figliuole e gran conforto.
25L’antico Fato ai visi, alle onoranze,
ai modi lor s’acchina, ed esse, entrate,
volgon sossopra tante ivi sembianze.
Sembianze, idee e imagini, piantate
nel gran giardino, quelle ninfe sole
30vanno volgendo, e il Padre loro il paté.