Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/186

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Non fuor di queste porte abbasso irete.
10vel prometto per li nostri rai,
105che vosco a salvar l’uom voi tutte avrete. —
Cosi diss’ella, e torna donde mai
non parte; e, benché sappia, intender cerca
per cui sia data la sentenzia ornai.
Pur data è sempre ove union alterca,
no Conteso avean tutte alla Pace vòlte,
ch’ivi suffragio a ben comun si merca.
Or, quando alfine Sapienzia molte
ragioni addusse del voler paterno,
furon le sante e oneste gare sciolte.
115Giustizia e Pace con affetto interno
e dolci baci s’ebber avvinchiate:
sentille Pluto e ne tremò l’inferno.
Misericordia e Veritá, scontrate,
giungon le destre e baci, e fassi patto
120di tòr la croce e giú posar le spate.
Fu dunque delle piante a quel grand’atto
la maggior scelta, ov’era in minio ed oro
11nome di Giesú scolpito e tratto.
Fan tutte l’altre a lei d’intorno un coro:
125— Non ha qui a far Natura, in tanto incarco,
ma delle grazie solo il concistoro! —
Alfine un tanto pregio di quel barco
in grembo a Veritá raccolto scende,
fra le virtú di tutte gioie carco.
130Maria, che in spirto i messaggieri intende,
ch’a lei riportali: —Ecco fra le elette
sue belle figlie il Creator descende! —
gittasi a terra, e tutta si sommette;
canta nel cuore sanza muover bocca.
135Entra lo Spirto e in mezzo all’alma stette.
Sent’ella il santo ardor, che il cuor le tocca.
Stanno e staranno sempre, come addrieto,
chiuse le porte di si altiera ròcca.