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CANTO X

Opera della indivisa Trinitá
e visitazione della Madre di Dio ad Elisabetta.
Con qual silenzio grata pioggia cade
su molli dossi di lanosa greggia
o su fresch’erbe gelide rugiade;
tal viene in terra cheto e non motteggia
5Colui che i monti crolla fin sul fondo,
qualor d’Olimpo i fulmini dardeggia.
Ben antedetto fu, che dal profondo
divin consiglio il giorno del Signore
siccome rubator verria nel mondo,
io Non fora dunque uscito l’uomo fuore
mai d’intricato e cieco laberinto
senza quest’uno e singoiar duttore.
Tre le persone fur, ch’ebber avvinto
un corpo, un’alma, un Dio nel ventre santo
15e fattone uom di nostra pece tinto:
non di sua pece dico, ch’egli vanto
sol porta d’incolpata e retta vita,
ma vòlse di miserie il nostro manto.
Il Padre un’alma fe’, la qual, vestita
20di puro corpo umano e preparato
dal Santo Spirto, s’ebbe il Figlio unita.
Tutto ch’un sol Dio sia, non mai slegato
in quelle tre ch’odi nomar «persone»,
pur ad ognuna un atto proprio è grato.
25L’onnipotenzia il Padre in sé dispone,
la sapienzia il Figlio, il Paracleto
la caritá: pur tutto un Dio compone.
Cosi la veritá con l’almo ceto
delle virtú fu l’aura, fu il semente
30di questo Agnel, ch’abbiam si mansueto.