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CANTO XIV

Qualitá di Erode ed avvenimento di tre magi d’Oriente
Nel sacro, dunque, scanno ed onorato,
ove un re degno e santo sacerdote
dee star coi padri all’uno e l’altro lato.
Erode sta, che de’ vassalli scuote
5dagli occhi il sonno, dalle borse l’oro,
dai cuor gli affanni, e pianti dalle gote.
Erode sta, che a’ fianchi ha concistoro
di teste vote, molli, effeminate,
mandre di vacche e in mezzo il suo bel toro,
io Non uomo qui crudel, ma crudeltate
sovr’ogni vuoi qual vizio fa soggiorno,
a furti pronta e a sanguinar le spate.
Né artiglio mai né dente mai né corno
il griffo, il porco, il tauro con orgoglio
15vibran si certi a’veltri c’hanno intorno,
come questo tirán dal crudo soglio
fulmina pene alla mordente turba,
che non può non dir fuora il suo cordoglio.
Qual rotto mar, quand’Africo lo sturba,
20vedi levarse al ciel, ch’altri lo scaccia
del letto fuora e il fondo gli conturba;
tal, misera Giudea, cui fu bonaccia
in grembo a Dio sotto piú chiari soli,
hai chi ti sprezza, crucia e dá la caccia.
25Ebbe costui da cinque o sei figliuoli,
che l’improntare assai, piú che di volto,
di stupri, mal acquisti, astuzie e doli.
Ma due n’avea stampati di non molto
legitimo metallo e pure nozze,
da’ quai temea gli fosse il regno tolto.
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